Il 2021 e i Food Trend

All’inizio di ogni anno si ripresenta, nella mente di chi lavora nel settore – ristoratori, chef, pizzaioli, comunicatori, ma anche dei consumatori più curiosi – la stessa domanda: quali saranno i Food Trend che guideranno l’anno? In quale direzione andremo, dove dovremo orientare i nostri acquisti, cosa ci verrà richiesto e cosa, compatibilmente al nostro stile e alla nostra identità, non potrà mancare in menù?

I Food Trend del 2021 sono, mai come ora, dettati dall’anno particolare appena trascorso, che ha cambiato la vita quotidiana di una larga fetta della popolazione mondiale portando nuovi usi e sdoganando abitudini prima impensabili. La prospettiva cambia a seconda che si guardi all’Italia o che ci si allontani in Europa o negli States, per esempio, ma alcuni tratti comuni ritornano nella maggior parte delle indagini statistiche degli ultimi mesi.

Eccone alcuni, selezionati per voi fra i tanti segnalati un po’ ovunque sulla stampa di settore italiana e internazionale, che ci sembrano particolarmente significativi e utili da monitorare:

1. I piatti degli chef da ri-comporre a casa: un colpo di coda, ma ancora non si sa quanto duraturo, dell’abitudine nata durante il 2020 di “sostituire”, a ristoranti chiusi, l’esperienza al tavolo di un fine dining con un kit preparato e inviato a domicilio (e magari autografato) dallo chef. Un surrogato che può piacere o meno – i detrattori lamentano la mancanza del piacere del servizio e della convivialità – che comunque consente di replicare benché in tono minore un pranzo o una cena di livello.

2. Biologico, sostenibile, a basso impatto ambientale, locale: un trend in ascesa (fortunatamente, diremo) da alcuni anni e che ha portato un numero sempre crescente di consumatori a tornare all’acquisto consapevole. Ne deriva un incremento negli acquisti nei mercati contadini e direttamente dai piccoli produttori locali e dalle piattaforme online che riforniscono di prodotti bio o del territorio. Ma anche un aumento delle persone che hanno iniziato a coltivare il proprio orto (anche sul terrazzo!) e a preparare alcuni alimenti in casa. Si pensi al boom, già lo scorso anno, del pane fatto in casa. Magari con le farine bio e di grani antichi acquistate al mercato…

3. Equilibrio e moderazione. Questo punto rientra nell’ottica generale del consumo consapevole, ma la dice lunga per esempio anche sul packaging, che dovrà essere più confortevole, meno “dirompente” e naturalmente ecologico; prevedere anche porzioni più piccole di alimenti posti negli ultimi anni in discussione – come la carne – o la diminuzione delle quantità – si veda la crescita dei vini low-alcohol, dato che ridurre la quantità anziché eliminare sarà una delle parole chiave.

4. Etichetta trasparente per il consumatore: data ormai spesso per scontata ma non sempre al centro delle scelte di packaging delle aziende. In un clima di incertezza generalizzata ed esasperata, si cerca certezza e chiarezza almeno inq uel che si mangia.

5. La dieta climatariana: si tratta di un regime alimentare che non impatti negativamente sul processo di variazione climatica in atto. Sì quindi all’acquisto di alimenti disparati, ma con un occhio alla carbon foot-print, ossia alla quantità di gas a effetto serra necessaria a produrli.

6. Cibo a tutte le ore! Nel 2020, con il cambiamento delle abitudini lavorative e degli orari fissi, è stata scardinata anche la classica pausa pranzo. Questo prolungamento a volontà dell’orario del pasto, potrà suggerire anche nuove opportunità di apertura per i locali.

7. Cucina casalinga. Durante lo scorso anno, ricominciare a cucinare di più a casa – e farlo bene – è stata una necessità. Ecco che molti non lo dimenticheranno e porranno maggiore attenzione nei pasti casalinghi. Che potranno essere supportati da webinar, lezioni online di cucina, ma che potrebbero ripercuotersi positivamente con un interesse anche verso le lezioni di cucina dal vivo, quando sarà consentito.

8. Il Ristorante-bottega. Con il delivery e il take-away, il consumatore si è abituato nel 2020 ad acquistare presso i ristoranti di fiducia – privilengiandoli alla GDO – alcuni alimenti, soprattutto locali e di alta qualità. Questa abitudine può costituire per chi lavora nel settore del food un ulteriore canale di business e di vicinanza e fidelizzazione del cliente.

9. La vendita online. Il cliente-consumatore ha preso confidenza negli ultimi mesi, come forse mai, prima all’acquisto online. Se possibile – per la gestione che ne deriva – e se compatibile con l’identità e la natura del locale, proporre alcuni dei propri prodotti o servizi online, potrà risultare vincente.

Come cogliere alcune di queste opportunità? Quali sono significative per la nostra realtà? Sono necessari investimenti e quali? Sono queste le domande che un’impresa della ristorazione deve porsi oggi cercando di trovare le giuste risposte calate sulla propria realtà individualità

(Fonti: NY Times, greenseedgroup.com, informacibo.it, foodnavigator.com, Finedining Lovers)

All’inizio di ogni anno si ripresenta, nella mente di chi lavora nel settore – ristoratori, chef, pizzaioli, comunicatori, ma anche dei consumatori più curiosi – la stessa domanda: quali saranno i Food Trend che guideranno l’anno? In quale direzione andremo, dove dovremo orientare i nostri acquisti, cosa ci verrà richiesto e cosa, compatibilmente al nostro stile e alla nostra identità, non potrà mancare in menù?

I Food Trend del 2021 sono, mai come ora, dettati dall’anno particolare appena trascorso, che ha cambiato la vita quotidiana di una larga fetta della popolazione mondiale portando nuovi usi e sdoganando abitudini prima impensabili. La prospettiva cambia a seconda che si guardi all’Italia o che ci si allontani in Europa o negli States, per esempio, ma alcuni tratti comuni ritornano nella maggior parte delle indagini statistiche degli ultimi mesi.

Eccone alcuni, selezionati per voi fra i tanti segnalati un po’ ovunque sulla stampa di settore italiana e internazionale, che ci sembrano particolarmente significativi e utili da monitorare:

1. I piatti degli chef da ri-comporre a casa: un colpo di coda, ma ancora non si sa quanto duraturo, dell’abitudine nata durante il 2020 di “sostituire”, a ristoranti chiusi, l’esperienza al tavolo di un fine dining con un kit preparato e inviato a domicilio (e magari autografato) dallo chef. Un surrogato che può piacere o meno – i detrattori lamentano la mancanza del piacere del servizio e della convivialità – che comunque consente di replicare benché in tono minore un pranzo o una cena di livello.

2. Biologico, sostenibile, a basso impatto ambientale, locale: un trend in ascesa (fortunatamente, diremo) da alcuni anni e che ha portato un numero sempre crescente di consumatori a tornare all’acquisto consapevole. Ne deriva un incremento negli acquisti nei mercati contadini e direttamente dai piccoli produttori locali e dalle piattaforme online che riforniscono di prodotti bio o del territorio. Ma anche un aumento delle persone che hanno iniziato a coltivare il proprio orto (anche sul terrazzo!) e a preparare alcuni alimenti in casa. Si pensi al boom, già lo scorso anno, del pane fatto in casa. Magari con le farine bio e di grani antichi acquistate al mercato…

3. Equilibrio e moderazione. Questo punto rientra nell’ottica generale del consumo consapevole, ma la dice lunga per esempio anche sul packaging, che dovrà essere più confortevole, meno “dirompente” e naturalmente ecologico; prevedere anche porzioni più piccole di alimenti posti negli ultimi anni in discussione – come la carne – o la diminuzione delle quantità – si veda la crescita dei vini low-alcohol, dato che ridurre la quantità anziché eliminare sarà una delle parole chiave.

4. Etichetta trasparente per il consumatore: data ormai spesso per scontata ma non sempre al centro delle scelte di packaging delle aziende. In un clima di incertezza generalizzata ed esasperata, si cerca certezza e chiarezza almeno inq uel che si mangia.

5. La dieta climatariana: si tratta di un regime alimentare che non impatti negativamente sul processo di variazione climatica in atto. Sì quindi all’acquisto di alimenti disparati, ma con un occhio alla carbon foot-print, ossia alla quantità di gas a effetto serra necessaria a produrli.

6. Cibo a tutte le ore! Nel 2020, con il cambiamento delle abitudini lavorative e degli orari fissi, è stata scardinata anche la classica pausa pranzo. Questo prolungamento a volontà dell’orario del pasto, potrà suggerire anche nuove opportunità di apertura per i locali.

7. Cucina casalinga. Durante lo scorso anno, ricominciare a cucinare di più a casa – e farlo bene – è stata una necessità. Ecco che molti non lo dimenticheranno e porranno maggiore attenzione nei pasti casalinghi. Che potranno essere supportati da webinar, lezioni online di cucina, ma che potrebbero ripercuotersi positivamente con un interesse anche verso le lezioni di cucina dal vivo, quando sarà consentito.

8. Il Ristorante-bottega. Con il delivery e il take-away, il consumatore si è abituato nel 2020 ad acquistare presso i ristoranti di fiducia – privilengiandoli alla GDO – alcuni alimenti, soprattutto locali e di alta qualità. Questa abitudine può costituire per chi lavora nel settore del food un ulteriore canale di business e di vicinanza e fidelizzazione del cliente.

9. La vendita online. Il cliente-consumatore ha preso confidenza negli ultimi mesi, come forse mai, prima all’acquisto online. Se possibile – per la gestione che ne deriva – e se compatibile con l’identità e la natura del locale, proporre alcuni dei propri prodotti o servizi online, potrà risultare vincente.

Come cogliere alcune di queste opportunità? Quali sono significative per la nostra realtà? Sono necessari investimenti e quali? Sono queste le domande che un’impresa della ristorazione deve porsi oggi cercando di trovare le giuste risposte calate sulla propria realtà individualità

(Fonti: NY Times, greenseedgroup.com, informacibo.it, foodnavigator.com, Finedining Lovers)