Il movimento della birra artigianale italiana

Simone Cantoni, 53 anni, laureato in storia contemporanea, è attualmente uno dei più fini degustatori e cantori della birra artigianale italiana. Ha iniziato il suo percorso professionale come giornalista nella cronaca locale e sportiva di un quotidiano per poi approdare all’ufficio stampa di un ente pubblico toscano, fino a quando nel 2014 ha reso la sua passione (una delle sue passioni!) un’attività professionale.

“Sono convinto che costruisci e dai un senso alla passione se la coltivi in maniera seria! Per questo, per esempio, nel 2014 ho preso il diploma di assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio) e l’ho fatto sia perché adoro i formaggi ma anche perché sono sempre più convinto che conoscere nuove tecniche di assaggio aumenti e affini le potenzialità fisiologiche, aiutando chi di mestiere fa il degustatore ad aprire nuovi orizzonti di conoscenza. Nel 2019 son diventato anche assaggiatore di salumi mentre da molti anni ormai ho conseguito il diploma di sommelier in Fisar e di assaggiatore birre”.

La curiosità di conoscere è uno dei tratti distintivi di Cantoni, che a oggi si occupa di formazione e divulgazione birraria sia grazie a un’attività di tipo giornalistico (collaborando con alcune testate di settore come Fermento birra e Cronache di gusto) che curando la formazione per il personale della ristorazione e la divulgazione per gli amanti della birra. “Entrambi il racconto di qualità sulla birra che la formazione – a operatori e ad appassionati – possono aiutare molto in termini di diffusione del senso del buon bere e dare una spinta importante alla percezione della birra come bevanda di qualità”. E sul fronte della corsistica e degli eventi, Simone Cantoni si presenta – insieme al collega Flavio Romboli – sotto l’etichetta di Puro Malto, che raduna una comunità assai attiva di appassionati.

A Cantoni abbiamo anche chiesto come sia nato in Italia il movimento della birra artigianale.

“Il primo nucleo di birrifici artigianali in Italia ha avuto alcuni pionieri, i primissimi, caduti sul campo perché forse era troppo presto… poi lo zoccolo duro del movimento nasce, cresce e anche prospera a partire dal 1995-96. Questi birrifici hanno richiamato l’attenzione di una nuova platea di consumatori sulla birra artigianale come bevanda potenzialmente di alta qualità, un prodotto non pastorizzato e che quindi ha il pregio di una integrità organolettica che nella pastorizzazione si perde quasi del tutto. Si è poi creato un tessuto e un movimento produttivo nuovo e capillare dal punto di vista geografico, con epicentro fra Lombardia e Piemonte (che ancora oggi vantano la maggior concentrazione di imprese) e la birra artigianale italiana si è costituita come settore a sé, con una fascia di prezzo maggiore rispetto alla birra industriale, con una produzione che si aggira fra i 500-1000 ettolitri/anno in media”.

Oggi i micro birrifici italiani (mappati qui: www.microbirrifici.org) sono 1600 circa.
La loro vita non è semplicissima, perché il prodotto non è quasi mai destinabile alla GDO di cui non sposa la logica – lunghe scadenze, costi bassi, grandi quantità – ma si affidano a una comunicazione pensata per i consumatori finali e ai 31 litri di birra/anno in Italia che i beer lover consumano, sempre più spesso scegliendo in maniera critica e consapevole. Da qui l’importanza di comunicare, formare, organizzare corsi.

“La birra artigianale è una bevanda incredibile. Gli ingredienti sono sostanzialmente infiniti così come le variabili al processo produttivo e questo la rende tanto affascinante. Se poi ci spingiamo nel campo degli abbinamenti (a Cantoni assai caro, ndr) queste potenzialità si moltiplicano in una miriade di combinazioni assai affascinanti che coinvolgono gli amanti del buon cibo, anche. Cioccolato, carni affumicate e formaggi sono straordinari compagni della birra, con l’alcol, la tannicità e la bollicina della che sgrassano, oltre a una acidità che stimola la salivazione e pulisce il cavo orale. Credo che il fronte degli abbinamenti possa essere decisivo per portare avanti la birra artigianale e, facciamoci caso, anche la ristorazione si sta accorgendo della valenza di servire un abbinamento riuscito, perché indovinarlo significa soddisfare il cliente e in fin dei conti invoglia il consumo”.

E il futuro della birra artigianale italiana?
“Se tutto tornerà, e pian piano sta accadendo, ai numeri del 2019, si può pensare a una crescita numerica costante – di etichette e birrifici – e vedremo sempre più diffusa la formula del brew pub, ossia di quei birrifici la cui produzione ha annesso un locale con spazio di somministrazione”.

Simone Cantoni, 53 anni, laureato in storia contemporanea, è attualmente uno dei più fini degustatori e cantori della birra artigianale italiana. Ha iniziato il suo percorso professionale come giornalista nella cronaca locale e sportiva di un quotidiano per poi approdare all’ufficio stampa di un ente pubblico toscano, fino a quando nel 2014 ha reso la sua passione (una delle sue passioni!) un’attività professionale.

“Sono convinto che costruisci e dai un senso alla passione se la coltivi in maniera seria! Per questo, per esempio, nel 2014 ho preso il diploma di assaggiatore ONAF (Organizzazione Nazionale degli Assaggiatori di Formaggio) e l’ho fatto sia perché adoro i formaggi ma anche perché sono sempre più convinto che conoscere nuove tecniche di assaggio aumenti e affini le potenzialità fisiologiche, aiutando chi di mestiere fa il degustatore ad aprire nuovi orizzonti di conoscenza. Nel 2019 son diventato anche assaggiatore di salumi mentre da molti anni ormai ho conseguito il diploma di sommelier in Fisar e di assaggiatore birre”.

La curiosità di conoscere è uno dei tratti distintivi di Cantoni, che a oggi si occupa di formazione e divulgazione birraria sia grazie a un’attività di tipo giornalistico (collaborando con alcune testate di settore come Fermento birra e Cronache di gusto) che curando la formazione per il personale della ristorazione e la divulgazione per gli amanti della birra. “Entrambi il racconto di qualità sulla birra che la formazione – a operatori e ad appassionati – possono aiutare molto in termini di diffusione del senso del buon bere e dare una spinta importante alla percezione della birra come bevanda di qualità”. E sul fronte della corsistica e degli eventi, Simone Cantoni si presenta – insieme al collega Flavio Romboli – sotto l’etichetta di Puro Malto, che raduna una comunità assai attiva di appassionati.

A Cantoni abbiamo anche chiesto come sia nato in Italia il movimento della birra artigianale.

“Il primo nucleo di birrifici artigianali in Italia ha avuto alcuni pionieri, i primissimi, caduti sul campo perché forse era troppo presto… poi lo zoccolo duro del movimento nasce, cresce e anche prospera a partire dal 1995-96. Questi birrifici hanno richiamato l’attenzione di una nuova platea di consumatori sulla birra artigianale come bevanda potenzialmente di alta qualità, un prodotto non pastorizzato e che quindi ha il pregio di una integrità organolettica che nella pastorizzazione si perde quasi del tutto. Si è poi creato un tessuto e un movimento produttivo nuovo e capillare dal punto di vista geografico, con epicentro fra Lombardia e Piemonte (che ancora oggi vantano la maggior concentrazione di imprese) e la birra artigianale italiana si è costituita come settore a sé, con una fascia di prezzo maggiore rispetto alla birra industriale, con una produzione che si aggira fra i 500-1000 ettolitri/anno in media”.

Oggi i micro birrifici italiani (mappati qui: www.microbirrifici.org) sono 1600 circa.
La loro vita non è semplicissima, perché il prodotto non è quasi mai destinabile alla GDO di cui non sposa la logica – lunghe scadenze, costi bassi, grandi quantità – ma si affidano a una comunicazione pensata per i consumatori finali e ai 31 litri di birra/anno in Italia che i beer lover consumano, sempre più spesso scegliendo in maniera critica e consapevole. Da qui l’importanza di comunicare, formare, organizzare corsi.

“La birra artigianale è una bevanda incredibile. Gli ingredienti sono sostanzialmente infiniti così come le variabili al processo produttivo e questo la rende tanto affascinante. Se poi ci spingiamo nel campo degli abbinamenti (a Cantoni assai caro, ndr) queste potenzialità si moltiplicano in una miriade di combinazioni assai affascinanti che coinvolgono gli amanti del buon cibo, anche. Cioccolato, carni affumicate e formaggi sono straordinari compagni della birra, con l’alcol, la tannicità e la bollicina della che sgrassano, oltre a una acidità che stimola la salivazione e pulisce il cavo orale. Credo che il fronte degli abbinamenti possa essere decisivo per portare avanti la birra artigianale e, facciamoci caso, anche la ristorazione si sta accorgendo della valenza di servire un abbinamento riuscito, perché indovinarlo significa soddisfare il cliente e in fin dei conti invoglia il consumo”.

E il futuro della birra artigianale italiana?
“Se tutto tornerà, e pian piano sta accadendo, ai numeri del 2019, si può pensare a una crescita numerica costante – di etichette e birrifici – e vedremo sempre più diffusa la formula del brew pub, ossia di quei birrifici la cui produzione ha annesso un locale con spazio di somministrazione”.